Finalmente Teodoro si fa risentire!
In realtà non ho mai perso i contatti con lui. Semplicemente non mi parlava più del suo stato. Io lo vedevo un po’ meglio, più tranquillo, meno teso e questo mi bastava.
Meditate gente, meditate!
Mi si presenta davanti sorridente con questo motto!
Io lo guardo un po’ stralunato. Non capisco.
Dai! Non ti ricordi quando Renzo Arbore faceva la pubblicità alla birra e diceva “meditate gente, meditate“!?
Sì Teodoro, mi ricordo ma cosa c’entra Arbore? la birra? Che cosa devo capire? Vuoi farmi un indovinello?
Ho iniziato a meditare!
Sono incuriosito.
In effetti la meditazione ha sempre interessato anche me ma non ho mai approfondito più di tanto…
Teodoro mi spiega che la psichiatra ha deciso finalmente di sospendere i farmaci e che il lavoro con la psicologa sta procedendo piuttosto bene.
Senza farmaci e sapendo bene che anche la psicologa - prima o poi - gli dirà che sarà arrivato il momento di camminare con le proprie gambe, Teodoro ha cercato qualcosa per non trovarsi completamente senza alcun supporto.
Ha deciso di fare un corso di Meditazione Trascendentale e la cosa gli sta piacendo molto.
Mi faccio spiegare meglio. Forse vale la pena di approfondire.
Scopro, dunque, che l’immagine che solitamente viene utilizzata per spiegare che cos’è la meditazione è quella di una piccola barchetta di legno nel bel mezzo del mare.
Il mare è la rappresentazione della vita. Può essere tranquillo o mosso, agitato o in tempesta e può cambiare il suo stato da un momento all’altro. In ogni caso il mare non può essere minimamente controllato (come la nostra vita, per l’appunto).
Sulla barchetta di legno ci siamo noi (non tutti insieme! Ognuno deve immaginarsi da solo sulla sua propria barca).
Ora viene la parte interessante.
Scopro che con il termine meditazione noi diciamo tutto e niente perché - in realtà - ci sono tantissime tecniche di meditazione!
Molto grossolanamente tutte queste tecniche si possono dividere in TRE grossi gruppi.
Le tecniche che si concentrano su di te. In pratica il marinaio dovrebbe imparare a rimanere tranquillo, a non avere paura, a restare concentrato su di sè per evitare di cadere fuori bordo. La mindfulness, una pratica meditativa molto di moda in questo momento, fa parte di questo macro-gruppo.
Poi ci sono le tecniche che si concentrano su ciò che c’è fuori. In questo caso il marinaio dovrebbe imparare ad osservare le onde, la direzione del vento e altri segnali esterni che lo possano aiutare a governare la barca per non farla ribaltare.
Poi… poi c’è la terza via. La meditazione trascendentale.
In questo caso il marinaio non si rivolge nè dentro se stesso (non vuole vincere la paura: sa che la paura esiste e la deve accettare) e non si rivolge neppure verso l’esterno (sa che può mettere in atto tutti i migliori stratagemmi ma il mare sarà sempre più forte di lui).
Esce dalla sua barchetta e si immerge.
Si immerge sempre più in profondità.
E più si immerge… più la superficie agitata si allontana.
Più si immerge e più si avvicina al fondo del mare dove la calma è assoluta ed è onnipresente indipendentemente da ciò che accade in superficie.
Sento che la cosa mi stuzzica ma nascono anche tanti dubbi.
Chiedo delicatamente se si tratta di una qualche pratica religiosa.
Teodoro sbarra gli occhi e inizia a ridere poi allunga le braccia verso di me, solleva le mani e mi mostra i palmi con le dita allargate.
Vedi queste? Ecco, io credo solo in queste. Se c’è bisogno di risolvere qualcosa bisogna rimboccarsi le maniche, fare fatica e cavarsela da soli! Al più puoi chiedere aiuto a qualcuno che potrà usare, a sua volta, solo le sue mani. Non c’è nessun aiuto celeste. Non arriverà mai nessuna entità superiore a darti una carezza e sbrigare le tue faccende!
Questa cosa mi rassicura e mi rende sempre più curioso.
Per meditare non occorre credere in niente di particolare. La meditazione è solamente una tecnica e, in quanto tale, funziona che tu ci creda o no!
Chiedo quali benefici ne abbia tratto e lui mi spiega che i benefici maggiori si ottengono, chiaramente, nel tempo con una pratica costante (nessun bacchetta magica!) ma che, dopo solo poche sessioni di meditazione, si possono già osservare dei risultati positivi come una maggiore concentrazione, un calo drastico della fame nervosa o della ricerca continua di cibo, una maggiore apertura nei rapporti con gli altri.
Mi spiega che la meditazione trascendentale riesce a lavare i pensieri negativi e mette ordine negli altri.
La recitazione del mantra - che è personale, non va rivelato a nessuno, e non deve mai essere pronunciato ad alta voce - serve ad allontanare dolcemente tutti i pensieri che, naturalmente, si accavallano nel nostro cervello.
Io mi sono figurato questa cosa come una bustina di tè che viene immersa nella tazza di acqua bollente: recito il mantra e allontano i pensieri, scendo e mi immergo, poi i pensieri - naturalmente - ritornano e risalgo. Richiamo quindi il mantra e mi immergo di nuovo.
Al contrario della bustina di tè che cede qualcosa all’acqua con la meditazione si va invece a prendere e ad ogni immersione prendiamo qualcosa di più.
Questo tipo di meditazione dovrebbe, insomma, metterci più a contatto con quello che è il nostro vero IO.
Gli orientali raffigurano questo percorso come la procedura usata per tingere i tessuti.
La pezza di cotone viene immersa nella tintura quindi tirata fuori e stesa all’aria ad asciugare. Il bianco del cotone è solo lievemente colorato ma - appena asciutto - viene immerso di nuovo quindi steso fino ad asciugatura e poi si procede ancora.
Pian piano il colore si fissa sempre più sul cotone e, ad un certo punto, la tela avrà un bel colore brillante, saturo e ben fissato alla trama!
Ringrazio Teodoro stringendogli le mani.
Non mi sarei mai aspettato una cosa simile.
Questa volta sono stato io che ho avuto tanto da imparare e non credo che la cosa finisca qui.