Epilogo

Pubblicato da Maurizio il 11/03/2023
Aggiornato il 11/03/2023
Tempo di lettura, circa 3 minuti

nemo

Mi affretto a scrivere l’epilogo di questa storia per diversi motivi.

Il primo è che non vedo l’ora di uscirne. Questa vicenda mi ha provato profondamente. Non mi sono tirato indietro quando Teodoro mi ha chiesto di essere il suo testimone ma è stato un percorso veramente lungo, travagliato e doloroso.

Il secondo motivo è scaramantico.

Sebbene io non creda assolutamente nella scaramanzia voglio augurare a Teo, in questo modo, di essere finalmente e definitivamente tornato tra di noi!

Mi auguro che La Bolla sia un racconto che finisce qui. Oggi.

Ho visto una persona adulta cadere rovinosamente in un pozzo scuro, umido e profondo.

Ho sentito i suoi lamenti provenire da una distanza infinita. La sua voce non mi era più familiare. Sapevo che Teo era lì in fondo ma - allo stesso tempo - non era lui. Il fondo del pozzo sembrava distante anni luce. Sembrava che il lamento arrivasse da un’altra dimensione.

Forse Teo SI TROVAVA DAVVERO IN UNALTRA DIMENSIONE!

Poi i lamenti si sono ridotti e, contemporaneamente, si sono fatti più vicini, più riconoscibili, più umani.

Ad un certo punto l’ho visto.

In realtà non lo vedevo veramente ma lo immaginavo nell’ombra fitta del pozzo stretto e profondo.

Lo sentivo annaspare. Stava risalendo. Lentamente e tra enormi difficoltà.

Poi l’ho visto davvero e sono rimasto allibito!

Gli occhi… quegli occhi che mi guardavano…

Erano pieni di fango e offesi dalla luce - anche se timida - che iniziavano a vedere dopo tanta oscurità.

Poi ho capito che Teodoro non stava guardando me ma stava guardando l’uscita del pozzo.

I suoi occhi - ben aperti - fissavano il termine di quel budello inospitale.

Il fango li faceva bruciare e la luce sempre più vivida peggiorava le cose ma Teodoro non li ha MAI chiusi!

Avanzava con le dita doloranti e lividi ovunque.

La scalata si faceva via via sempre più sicura. La presa più salda. La velocità di risalita aumentava.

Io lo fissavo sbalordito e lui fissava l’uscita del pozzo.

spacatura nella terra

Ad un certo punto è arrivato abbastanza vicino e io ho scorto, finalmente, anche le sue pupille.

In quell’istante ho capito che Teodoro, anche se non ancora in superficie, ce l’avrebbe fatta. Si sarebbe salvato.

Ho visto, finalmente, i suoi occhi sporchi di fango e trafitti dalla luce solare brillare ancora più forte.

Io Teodoro lo conosco veramente da tanti anni ma - se qualcuno mi avesse chiesto di descriverlo con un solo aggettivo - non avrei sicuramente pensato di utilizzare la parola CORAGGIOSO.

Ora invece, ora che lo vedo quasi fuori dal pozzo, trovo che i suoi occhi brillino di coraggio.

E Teodoro, finalmente, è fuori.

La scalata è terminata.

Non si gira neppure un attimo a guardare la bocca buia che l’ha ingoiato e che lo voleva uccidere.

Fa due passi verso di me e mi dice:

Sono qui! Sono sempre io, ma non sono più io.

Ho fatto tanta fatica, ma non mi sento stanco.

Lo abbraccio.

Ti voglio bene, Teo!


Questo è il capitolo [ 15 ] della serie: "la Bolla"



Vuoi essere il primo a lasciare un commento? Ne sarei felice!

Richiesto
Richiesto
Opzionale
Richiesto