In appello

Pubblicato da Maurizio il 23/05/2021
Aggiornato il 01/12/2022
Tempo di lettura, circa 3 minuti

nemo

L’altalena di Teodoro continua ad oscillare.

Alti e bassi si alternano solo che ora sono molto più pronunciati.

Lui inizia effettivamente a sentirsi meglio. Forse i medicinali stanno veramente dando una bella spinta verso l’alto. Forse la psicologa sta facendo il resto.

Quando, però, ricade verso il basso le cadute sono profonde.

Ha ripreso a fare cattivi pensieri. Non sono più frequenti come all’inizio ma ha ripreso a farli.

Se dovessi morire in un incidente stradale la mia famiglia incasserebbe una discreta sommetta dall’assicurazione…

Io avrei risolto tutti i miei problemi e loro potrebbero proseguire più sereni nel cammino della loro vita.

Capitano incidenti tutti i giorni! Muore gente brava e buona mentre sopravvive altra gente del tutto inutile. Perchè non io?

una rovina greca a Segesta

La psicologa non è per niente contenta.

Le cose stavano andando meglio… perchè questa ricaduta?

Forse il dosaggio dei medicinali va rivisto.

La psicologa, questa volta, appare meno indulgente ed è decisamente più seria:

Teodoro, lei deve rivedere uno psichiatra.

Anche il suo medico di base le ha già detto un paio di volte di farlo. Perchè non si decide?

Forse è solo necessario rimodulare un po’ la terapia. Così non andiamo bene.

Ancora lo psichiatra… altre cose da raccontare… altri medicinali da prendere?

Teodoro non vorrebbe neppure sentirne parlare.

Perchè non finisce questo brutto incubo una volta per tutte?

Se smettesse di prendere le medicine potrebbe andarsene lontano a vivere in una stanzina in affitto e chiuderla così.

Depresso o non depresso uno da solo non può far soffrire nessuno, vero?

Guardi, io le lascio il biglietto da visita di una dottoressa molto brava.

Se lei volesse sentirla…

Ma perchè?

Cosa ci faccio qui?

Perchè non mettiamo la parola fine a questa tortura?

Perchè devo parlare con un altro dottore e raccontare di nuovo questa storia?

Che poi non so nemmeno da dove iniziare. Se sapessi qual’è l’inizio di questa storia non sarei seduto qui.

una colonna mozzata a Segesta

La psicologa ora è veramente seria:

Senta Teodoro… mi spieghi perchè lei è seduto qui da me e sta prendendo delle medicine!

Teodoro si scuote dai suoi pensieri e pensa ad una risposta accettabile.

La risposta dovrà essere senz’altro qualcosa di complesso e molto articolato.

La pazienza della psicologa, probabilmente, per oggi è finita.

Lei è qui perchè è ammalato.

Lei deve accettare il fatto di essere ammalato.

Lei deve smetterla di pensare ad adeguarsi agli altri. Deve smetterla di pensare a cosa fare per fare felici gli altri. Deve smetterla di pensare di fare il bravo. Lei è ammalato e fin quando non si concederà la possibilità di essere ammalato non potremo andare da nessuna parte!

Teodoro si stropiccia nervosamente le mani ma non sente nessuna emozione.

Forse i suoi pezzi ben conservati dentro ogni robusta e spessa bolla sono ancora lì. Non comunicano. In nessun modo.

Vorrebbe piangere ma non riesce.

Vorrebbe tornare alla sua vita di sempre ma la vede lontana.

Anzi no… vorrebbe tornare alla sua vita felice di sempre… non certo quella degli ultimi mesi… anni…

Ma qual’è stata la sua vita felice?

Teo è sicuro solo di una cosa: dopo tutto quello che è successo la sua vita non sarà più la stessa.

Questo non significa necessariamente che sarà peggio di prima; sarà sicuramente diversa.

Non potrà mai pensare a questi momenti con serenità.

Saranno come una cicatrice in volto lasciata da un grave incidente che vedi ogni mattina allo specchio.

Potrai arrivare ad accettarla ma non potrai mai pensare che sia bella.

Una nodosa cicatrice che attraversa il tuo viso passato.


Questo è il capitolo [ 12 ] della serie: "la Bolla"



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