Teodoro appoggia i piedi sul pavimento di legno e rimane seduto sul letto per qualche secondo.
La sveglia dovrebbe suonare tra qualche minuto ma lui è già sveglio. Veramente è sveglio già da un po’ di tempo.
Da quando ha iniziato a prendere i suoi farmaci, il sonno buio e pesante lo ha abbandonato.
Ora si sveglia parecchie volte nel corso della notte. Il suo sonno sembra diventato una serie di lunghi pisolini rotta da frequanti veglie.
Ci pensa su un attimo: non gli dispiace questa nuova modalità di riposo.
Ho dormito fin troppo tempo. Adesso è ora che io stia sveglio.
Si alza e si avvicina alla finestra chiusa.
Apre i vetri quindi allontana con una spinta leggera le imposte accostate.
L’aria fredda delle prime mattine di primavera lo investe ma lui non ha la minima reazione.
Non ha mai sofferto il freddo e, comunque, l’aria fredda sulla faccia gli ricorda che il suo inconfessabile desiderio di qualche settimana fa non è stato realizzato.
Anche questa mattina ha aperto gli occhi ed è sceso dal letto.
L’idea di non risvegliarsi non lo ha abbandonato del tutto. Rimane comunque un’opzione valida.
Un’opzione. Almeno ora non è più un pensiero fisso.
Chiude la finestra e guarda il mondo fuori. Un mondo fatto di una strada, qualche albero e diverse case.
Teodoro ha sempre avuto l’abitudine di fermarsi davanti alle finestre chiuse per guardare fuori, in silenzio, senza pensare a nulla in particolare.
Ora questo gesto ha assunto un significato diverso.
Il vetro che lo divide dall’esterno è la rappresentazione tangibile della sua invisibile e personalissima bolla.
I rumori arrivano attutiti. Il mondo finisce dove inizia la cornice della finestra.
Chissà che cosa potrebbe pensare un passante che alzasse gli occhi verso la sua finestra… un viso pallido e stralunato di un uomo in pigiama che guarda fuori senza alcuna espressione!
Teodoro si è sempre preoccupato molto di cosa potessero pensare gli altri di lui.
Quando era un ragazzo questa cosa lo preoccupava.
Sarò pettinato? Ho i vestiti in ordine? Sono adeguato? Qualcuno mi starà prendendo in giro?
Con l’età le preoccupazioni - per fortuna - se ne sono andate quasi del tutto.
L’unica rimasta è la paura di essere osservato mentra parla tra sè e sè.
Si è accorto che quando parla da solo (e lo fa piuttosto spesso) muove leggermente la bocca e spesso gesticola anche.
In questo istante, però, la cosa non lo riguarda affatto. Fuori dalla bolla c’è il mondo intero: lui è dentro.
Il problema - ora - è che la bolla non gli appare assolutamente come un ostacolo, un muro da abbattere, un problema da affrontare.
La bolla è il suo rifugio sicuro.
Dentro la bolla nessun problema può raggiungerlo.