The Shadow

Pubblicato da Maurizio il 06/08/2025
Aggiornato il 12/08/2025
Tempo di lettura, circa 4 minuti

nemo

Ricorre in questi giorni l’anniversario delle due bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki.

Quest’anno si celebra l’ottantesimo anniversario e lo si celebra in un clima che io non ho mai vissuto da quando sono al mondo…

Guerre appena fuori dalla porta di casa, assassini, deportazioni, tratte di bambini, un genocidio bello e buono e le destre estremiste al governo.

Non voglio però parlare di guerra ma di fotografia perché - nota bene - le bombe atomiche americane riuscirono anche a scattare delle fotografie.

Non parlo dei moderni sistemi di puntamento “intelligenti” che permettono ai TG di trasmettere l’attimo prima che l’ordigno colpisca il bersaglio generando una nuvola di pace e democrazia, ma sto parlando di fotografie che nessun fotografo potrebbe e vorrebbe mai fare!

Human Shadow Etched in Stone è il titolo di un’opera d’arte conservata al Memoriale della Pace ad Hiroshima.

Si tratta dell’ombra (chiamiamola così) di un essere umano impressa sulla pietra di un edificio a causa della luce, della pressione e del calore generato dall’esplosione dell’ordigno.

Cosa accadde quel giorno?

Quel giorno (o, per meglio dire, quei giorni dato che le bombe furono due e furono sganciate a pochi giorni di distanza) lo Stato portatore di democrazia nel mondo, ovvero gli Stati Uniti d’America commise l’atto terroristico più efferato, feroce e vigliacco della storia.

Dimostrò al mondo intero di possedere la tecnologia per annientarlo totalmente e lo fece uccidendo in pochi attimi decine di migliaia di civili innocenti, donne, vecchi, bambini, animali e qualsiasi forma di vita conosciuta.

Lo fece uccidendo lentamente centinaia di migliaia di civili, innocenti, donne, vecchi, bambini, animali e qualsiasi forma di vita conosciuta nei mesi, negli anni, e nelle generazioni successive a causa delle radiazioni.

Lo fece distruggendo l’ambiente, inquinando mortalmente l’aria e l’acqua.

Ebbene Human Shadow etched in Stone può essere vista su Wikipedia o facendo una semplice ricerca sul web.

Cercando a fondo si trovano altre ombre generate dalle esplosioni nucleari di Little Boy (solo gli americani sono capaci di tanta arroganza e disprezzo) e di Fat Man (questo è body shaming ma allora non lo sapevano…).

Tutte queste fotografie non sono realmente delle fotografie come noi le conosciamo ma sono artefatti causati dalle condizioni estreme dell’ambiente che si verificano durante un’esplosione nucleare.

Il fatto che un ordigno bellico possa fotografare mi ha però fatto riflettere.

Un bomba è un oggetto e, più precisamente, uno strumento ma anche la fotocamera lo è!

Una bomba è uno strumento estremamente pericoloso ma… anche la fotocamera potrebbe esserlo.

Una fotocamera non può causare la morte di una persona ma può intervenire pesantemente sul corso della sua vita: mi riferisco, ad esempio, alle violazioni che alcune persone subiscono per il semplice piacere di un pettegolezzo.

Di minorenni messi, volontariamente o non, alla gogna degli odiatori (sono persone che non sono riuscite ad ottenere nulla dalla propria vita così godono nel vedere gli altri soffrire. Odiatore è una parola che non rende esattamente l’idea della pochezza di questa gente ma pare non si sia trovato niente di meglio).

E poi… forse… una fotocamera potrebbe anche uccidere davvero!

Un giovane che si suicida per atti di bullismo portati aventi con fotografie private ma pubblicate senza consenso viene - di fatto - ucciso da altre persone (i bulli) ma mediante l’utilizzo dello strumento fotocamera (così come un soldato uccide mediante l’uso dello strumento fucile).

Io avevo sempre visto la fotocamera come uno strumento per raccontare, per documentare, per accusare, per sognare ma mai e poi MAI l’avevo considerata come uno strumento per uccidere.

Torniamo alle nostre amate fotografie.

Torniamo alle nostre ombre.

Perché le ombre impresse nella pietra degli edifici (che sono quelle di ESSERI UMANI, non dimentichiamolo) non sono fotografie ma le fotografie sono ombre.

Sulla pellicola, sulla carta, sul sensore, rimangono impresse luci ed ombre catturate in un attimo brevissimo. Come quello di una detonazione.

La trasformazione avviene nell’ombra più totale dell’interno della fotocamera e, per la foto analogica, in quella della camera oscura.

La fotografie è prodotta con la luce ma la luce la distrugge. Allora, forse, sarebbe più corretto dire che la fotografia è fatta di ombra, di buio.

La fotografia, inoltre, può essere un prodotto delle ombre che il fotografo ha dentro. Non più della luce ma delle ombre, a volte vera e propria tenebra.

Lapidi di un monumento ai caduti di guerra

Eppure, ne sono convinto, il lavoro di un fotografo non deve essere qualcosa che danneggia un’altra persona.

Il fotografo può contestare, deridere, schifare, mostrare, ma deve sempre farlo con l’occhio di chi vede cose che altri non riescono a vedere.

Le ombre che il fotografo si porta dentro non devono ricadere sugli altri ma dovrebbero, invece, aiutare gli altri a vincere le proprie.

Perché di ombre ne è pieno il mondo e ognuno si porta dentro le sue.

Perché la tenebra esiste ed esisterà sempre quindi serve qualcuno che faccia luce anche a chi di luce ne ha vista proprio poca.

Perché - in fin dei conti - tutti ma proprio TUTTI non saremo altro che ombre.


etichette: deMotivazione, filosofia



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