Lo sai che cos’è il problema dell’ultimo miglio?
Nel campo delle telecomunicazioni si usa questo termine per indicare il problematico calo di qualità che si riscontra, all’interno di una rete, nella parte finale di attacco all’utilizzatore.
Il termine ultimo miglio è però entrato a far parte del linguaggio finale per identificare le problematiche riferite all’ultima parte di una qualunque attività.
Questa mattina io ho dato un significato del tutto personale a questo modo di dire.
Mi apprestavo ad uscire con il cane per fargli fare un bel giro nella prima mattina di domenica.
Una sana passeggiata avrebbe rinvigorito lui e avrebbe fatto bene anche a me e alla mia pancetta… inoltre non avrei certo trovato tanta gente in giro.
Prima di uscire ho preso con me una piccola borsina di plastica (quelle della spesa, per intenderci) grossa come quelle che si usano per la frutta e la verdura. Ho imbracciato la mia pinza verde e ho deciso che avrei raccolto qualsiasi rifiuto che si fosse trovato sul mio cammino.
Vuoi sapere come è andata a finire?
Ho fatto circa 4.500 passi in un tempo poco superiore a 40 minuti.
Non ho potuto usare una bilancia per pesare il luridume raccolto ma - comparando la borsina con altri oggetti conosciuti - posso dire di aver agguantato un bottino di circa 300/350 grammi.
Se fai la divisione otterrai un incredibile risultato di 7,6 grammi di rifiuti ogni 100 passi.
Ti sembra poco?
Forse non ti sembra niente di preoccupante ma ora ti faccio l’elenco di ciò che ho trovato. Immagina mentalmente il peso di ogni singolo oggetto e poi prova a ripensare se il sacchetto di materiale che ho raccolto è o non è vergognoso.
Dunque… iniziamo!
Primo posto
Il gradino più alto del podio è occupato da… fazzoletti di carta!
Vuoi per la stagione, vuoi perchè tanti di noi pensano che il fazzolettino, essendo biodegradabile, non è dannoso per l’ambiente lo gettano in giro.
Caro gettatore di fazzoletti da naso usati.
- Il fazzoletto sarà anche biodegradabile ma la bustina di plastica che li contiene NO!
- Il fazzoletto di carta ha un tempo di decomposizione di circa TRE mesi*. Non te lo immaginavi,vero? Ci mette così tanto perchè pur essendo carta viene trattata con prodotti particolari per impedire che il fazzoletto sottilissimo ceda e il tuo muco vada a finirti sulle mani.
- Perchè vuoi costringere chi passa di lì a vedere per tre mesi il tuo lurido fazzoletto di carta?
Il fazzoletto imbibito del tuo moccio va riposto in tasca (nella TUA tasca) e riportato a casa dove potrai correttamente smaltirlo insieme all’umido.
Secondo posto
La medaglia d’argento spetta a… pacchetti di sigarette e mozziconi.
Non è mia intenzione giudicare chi si trastulla con un’abitudine che - prove alla mano - può portare alla morte però… se vuoi farti del male fai pure ma non coinvolgere anche gli altri…
Perchè devi buttare il pacchetto delle tue sigarette in giro ancora avvolto nel suo involucro di plastica?
Perchè devi scagliare il filtro della tua sigaretta bruciata in giro?
Il piccolo, colorato filtro di sigaretta impiega fino a 12 anni a decomporsi.
Considera anche il fatto che è intriso di sostanze chimiche velenose e che un animale curioso o affamato potrebbe mangiarlo.
Un mio collega fumatore raccoglie i filtri in una scatolina che poi smaltisce correttamente a casa sua. Bravo Roberto!
Terzo posto
L’ultimo gradino del podio è riservato a… mascherine chirurgiche!
Tra un andrà tutto bene e un ne usciremo migliori era chiaro fin dall’inizio che ne saremmo usciti stronzi come al solito non peggio.
Il Covid 19, tra le mille calamità che ha causato, ha portato anche questa. Oppure no? NO, questo non è un problema causato dal virus ma dalla nostra ignoranza e superficialità.
Una mascherina chirurgica dovrebbe decomporsi in circa 400/450 anni. Un tempo decisamente lunghetto.
Qual’è dunque il modo corretto di smaltire le mascherine? Non certo quello di gettarle lungo il bordo della strada! Dovete appallottolarle e ficcarvele… in tasca fino a casa: poi vanno nell’indifferenziata.
Ciò che resta nella borsina sono incarti di cibo da fast food, pezzi di carta d’alluminio, tovaglioli di carta, incarti vari di caramelle e cioccolatini, e altri brandelli non meglio identificabili di plastiche varie.
Penso che questa cosa del passeggia-e-raccogli diventerà una sana abitudine e cercherò di trasformarla anche in un progetto fotografico alla ricerca del rifiuto più fotogenico.