La fotografia terapeutica

Pubblicato da Maurizio il 26/01/2021
Aggiornato il 27/12/2022
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La fotografia terapeutica, esiste?

terapèutico agg. [dal gr. ϑεραπευτικός, der. di ϑεραπεύω «curare»] (pl. m. -ci). – Di terapia, relativo alla terapia, che ha per finalità la terapia: metodi, mezzi t.; tecniche t.; efficacia t.; provvedimento t. Anche in senso più generale, nel linguaggio corrente, che procura giovamento: una vacanza t. mi ci voleva proprio.

Dizionario Treccani [estratto]

Sono sicuro che conosci almeno una persona che ha reagito ad un momento difficile buttandosi a capofitto in uno sport.

Lo sport, del resto, ha il merito di produrre i cosiddetti “ormoni della felicità” che ti permettono di sentirti bene sia col corpo che con la mente.

Eppure io sono convinto che anche la fotografia può essere utilizzata a scopo terapeutico.

Se sei appassionato di fotografie di peaseggio, magari montano, ti sarai ritrovato più volte a dover trasportare uno zaino carico di attrezzatura su per ripidi sentieri fino al luogo perfetto per lo scatto.

Anche questa è attività fisica, al pari di una corsetta leggera o un po’ di palestra.

Ma io penso che ci sia un risvolto terapeutico che non include l’attività fisica ma la trascende.

Mi riferisco al potere terapeutico della foto in sè. Di un’immagine che interagisce direttamente con il nostro cervello.

Il sole sorge dietro il villagio di Tellaro visto dalla scogliera di Fiascherino. Il cielo si specchia nel mare con colori incredibili!

Il sole sorge dietro il villagio di Tellaro visto dalla scogliera di Fiascherino. Il cielo si specchia nel mare con colori incredibili!

Avevo già parlato di quest’immagine in particolare, spiegando come fosse arrivata al termine di un periodo difficile e di quanto questa fotografia mi susciti dei ricordi speciali (e molto belli) ogni volta che la guardo.

La sera precedente (quindi poche ore prima) avevo scattato quest’altra:

Il sole si spegne dietro il limite occidentale del golfo dei poeti. Si sente solo il leggero scrosciare delle onde sulle rocce mentre il cielo brucia.

Il sole si spegne dietro il limite occidentale del golfo dei poeti. Si sente solo il leggero scrosciare delle onde sulle rocce mentre il cielo brucia.

Eppure… non c’è paragone!

L’immagine del villaggio di Tellaro è un’immagine che parla di nascita, mentre questo tramonto parla di morte.

Anche gli autoritratti possono esprimersi in modo molto chiaro.

Io non me ne sono mai fatti poi, negli ultimi mesi, l’ho fatto più volte. Era un misto di curiosità e necessità.

Puoi passare da uno stato confusionale/divertito…

Grazie alle matite è possibile ridurre la rabbia. La matita - sotto questo punto di vista - ha un importante ruolo sociale.

Grazie alle matite è possibile ridurre la rabbia. La matita - sotto questo punto di vista - ha un importante ruolo sociale.

… ad uno stato di totale smarrimento, con tentativo di scomporre cubisticamente il tuo corpo…

Un autoritratto scomposto un po' cubista...

Un autoritratto scomposto un po’ cubista…

… o ritrovarti all’interno di una prigione che ti sei auto-costruito…

Uno specchio, il vetro di una finestra. Interno ed esterno. É tutto reale ma non è ciò che si vede...

Uno specchio, il vetro di una finestra. Interno ed esterno. É tutto reale ma non è ciò che si vede…

Osservare le tue fotografie del presente e del passato è un esercizio sì divertente ma ti aiuta anche a capire come stai cambiando.

Guarda questa fotografia:

Un paio di scarpe aspetta di essere indossato per uscire dalla stanza ed esplorare l'esterno

Un paio di scarpe aspetta di essere indossato per uscire dalla stanza ed esplorare l’esterno

E ora guarda questa:

Un cippo ai caduti sull'argine del torrente Crostolo.

Un cippo ai caduti sull’argine del torrente Crostolo.

Entrambe potrebbero ricordare il concetto di smarrimento, di qualcuno che si è perduto e non trova la giusta via, invece sono due immagini profondamente diverse che mi hanno comunicato sensazioni completamente opposte!

Quando le guardo ricordo esattamente perchè ho fotografato le scarpe sul davanzale della finestra, così come so perchè ho voluto fotografare il cippo di marmo in modo che sia quasi del tutto nascosto. Nelle mie intenzioni nessuna delle due fotografie ha a che fare con lo smarrimento!

I miei oltre dieci anni di esperienza con la coltivazione dei bonsai (oggi solamente un bel ricordo) mi mancano così:

Vaso da bonsai (2018)

Vaso da bonsai (2018)

E il mio rapporto con la religione - se ci ragiono con un po’ di attenzione - può benissimo essere rappresentato in questo modo:

Appennino modenese 2012

Appennino modenese 2012

Se fotografare ti piace e ti fa stare bene, fallo.

Ti assicuro - però - che la maggiore soddisfazione l’avrai quando ti andrai a rivedere e a ri-scorpire attraverso le tue fotografie.

Ad un certo punto potrebbe addirittura venirti voglia di organizzare un progetto fotografico - che rimarrà per forza incompiuto - sulla tua vita.


etichette: introvisioni, filosofia



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