Teatro e cultura

Pubblicato da Maurizio il 13/06/2020
Aggiornato il 27/12/2022
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Teatro e cultura, il Covid-19 e i non luoghi della cultura ovvero come far sì che l’uomo distrugga il proprio sapere.

Che lo si voglia ammettere oppure no il post-Covid ci cambierà la vita.

É inutile tentare di far finta di niente, di pensare che la fine della clausura forzata in casa coincida con la fine di questo evento che ha segnato il 2020 così profondamente…

Io per primo sono stato a lungo perplesso. Ho pensato che questa cosa ci avrebbe cambiato la vita pensando ad un cambiamento nelle nostre abitudini distruttive per l’ambiente e per le nostre stesse vite.

Poi mi sono ricreduto. Ho pensato che NO, siamo tutto sommato troppo disattenti, troppo superficiali, a volte troppo stupidi per decidere di cambiare vita.

Poi mi ritrovo a dover fare un passo indietro.

Questo evento cambierà la nostra vita, e per sempre.

Di cultura e di teatro.

La facciata del teatro Romolo Valli a Reggio Emilia ripreso in una fredda mattina di gennaio.

Due cose che sembrano ormai lontane da noi anni luce…

Il progressivo imbarbarimento iniziato a partire dagli anni 80 (quando pensavamo che i soldi sarebbero stati infiniti e che avremmo potuto essere felici e spensierati per tutto il resto della nostra vita) sta procedendo ininterrotto a grandi falcate.

Un po’ evento ineluttabile della nostra società ricca, grassa e stanca di faticare, un po’ agevolato da ci sa perfettamente che l’ignoranza è il giogo perfetto!

Queste immagini parlano di teatro.

L'interno del teatro La Fenice a Venezia. Mai il nome fu più significativo!

L’interno del teatro La Fenice a Venezia. Mai il nome fu più significativo!

La foto di copertina ritrae il teatro Romolo Valli della mia città, Reggio Emilia.

Ritratto in una fredda mattina invernale in fondo ad una piazza completamente deserta.

Qui sopra - nell’ordine - una veduta interna del San Carlo di Napoli e del leggendario teatro La Fenice di Venezia.

I non luoghi della cultura

Il teatro è qualcosa di talmente lontano da noi che ha perso ormai qualsiasi significato.

Relegato in fondo ad una piazza vuota. Quasi fosse un oggetto da conservare con cura (anche perchè uno dei simboli della città) ma comunque da tenere distante. Un ingombrante soprammobile polveroso.

La scelta del bianco e nero per evidenziare ancora di più la solitudine dell’edificio, la struttura scarna e scheletrica della foto.

Le alte due immagini - invece - sono a colori perchè volevo evidenziare gli incredibili interni degli edifici. Stucchi dorati, tende di velluto, ambienti fantastici eppure, anche in questo caso, molto lontani.

Ambienti antichi, vecchi, polverosi.

L'interno luminosissimo del teatro San Carlo a Napoli

L’interno luminosissimo del teatro San Carlo a Napoli

Cosa può esserci di più distante da noi, abitanti delle multisale?

Non c’è un film di supereroi questa sera?

Entrambi i teatri sono affollati, ma di turisti con la macchina fotografica in mano. Trasformati in monumenti o, peggio ancora, in baracconi colorati.

Ma la cosa più impressionante di queste immagini è la pesante distorsione prospettica del grandangolo che - utilizzato per riprendere il vasto locale a fette per poi ri-assemblarlo digitalmente - lo fluidifica, lo modifica, lo rende mostruoso.

É come mettersi davanti ad uno specchio e fare le boccacce tirandoci la pelle della faccia. Non siamo più noi eppure siamo sempre noi.

Sebbene qualcuno insista nel pensare che la fotografia si limiti a riprendere la realtà, queste immagini mostrano la realtà che si nasconde dietro la realtà che tutti siamo in grado di vedere.

Un non luogo. Un posto che esiste veramente anche se i nostri occhi non lo possono vedere.


etichette: panorami, filosofia



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