L’area delle ex Officine Reggiane è talmente vasta che può essere considerata una città nella città.
Vanto di Reggio Emilia nella prima metà del novecento per la sua produzione di locomotive, furono riconvertite a produzione militare durante la prima guerra mondiale e poi - di nuovo - durante la seconda grande guerra per la costruzione degli aerei da caccia progettati da Giovanni Caproni. Poi il declino.
Cosa sono le storiche Officine Meccaniche Reggiane oggi?
Per gli anziani restano sempre un bel ricordo dei tempi passati.
Per i mezzi di comunicazione sono il covo di tanti immigrati irregolari.
Per la maggioranza dei reggiani sono semplicemente una grossa fetta di città in rovina.
Ora però - dopo quasi cinquant’anni di decadenza - le Reggiane si preparano ad una nuova vita.
Grazie ad un felice incontro di capitale pubblico e privato, i vasti ambienti vengono recuperati e tornano ad essere un vanto per la nostra piccola città.
Uffici modulari per startup, aree comuni e studi televisivi.
In occasione di una visita guidata all’enorme cantiere ho trovato, però, un’altra anima delle vecchie Officine. Un’anima altrettanto decadente ma coloratissima. Rassegnata ma vivace.
I capannoni di ferro e cemento - bellissime strutture di inizio novecento - sono stati trasformati in un’enorme galleria d’arte.
E non parliamo di qualche triste scritta fatta con lo spray, ma di enormi dipinti alti anche una ventina di metri!
Protestanti, spiritosi, rassegnati, gli artisti che hanno lasciato queste tracce si sono espressi al meglio. Hanno sfruttato le forme dell’architettura ai loro fini pittorici. Hanno usato il ferro e il cemento come tela per i loro messaggi.
Emblematica - a mio parere - l’immagine del viso con la bocca spalancata pronta ad inghiottire e la ruspa con la sua benna dentata altrettanto pronta a rimuovere materiale.
Questo progetto è stato pubblicato anche da Reflex Mania!
Marco Scataglini commenta il progetto ‘Tutto torna’ sulle Officine Meccaniche Reggiane di Reggio Emilia