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Pubblicato da Maurizio il 30/01/2019
Aggiornato il 12/01/2024
Tempo di lettura, circa 4 minuti

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Più il mio cammino si fa lungo e più la meta mi sembra lontana.

Questo mi succede quotidianamente per qualsiasi cosa e, quindi, la fotografia non fa eccezione.

Sono passate da poco le 6 del mattino. Sto facendo una colazione che mi permetta di iniziare decentemente la solita giornata lavorativa e sfoglio distrattamente il telefono.

L’amministratore di un folto gruppo FB fotografico di paesaggisti posta una frase tipo: aiuto! fatemi capire il senso di fare foto di paesaggio con la palla di vetro davanti.

La risposta più ovvia che mi viene in mente è questa: lo fanno per cercare di fare una foto di paesaggio che non sia la solita foto di paesaggio.

La domanda è più che logica: ormai la foto di una scena con la palla di vetro davanti la fanno tutti. Una volta era una novità ma ora… è diventata una cosa scontata. Vista una, viste tutte!

Però non lascio un commento perchè, subito dopo, mi sovviene che su quel gruppo vengono postate solo foto di paesaggio iper-sature, super-definite (i preset di Lightroom sono una panacea in questi casi, vi consiglio vivamente di acquistarne subito un paio per la modica somma di $89,99). La stessa foto dello stesso soggetto con lo stesso tramonto scattata da venti fotografi diversi. Ognuna che differisce dall’altra perchè è stata fatta in un giorno diverso o ad un’ora diversa. L’inquadratura, questo devo ammetterlo, non è effettivamente la stessa: sicuramente i due fotografi hanno variato la posizione (si vede chiaramente!) di 15 forse anche 20 centimetri!

Un vecchio molo in cemento, rosicchiato dalla salsedine, si inoltra in mare. Sullo sfondo Favignana e Levanzo. Un modo diverso di vedere la Sicilia

Un vecchio molo in cemento, rosicchiato dalla salsedine, si inoltra in mare. Sullo sfondo Favignana e Levanzo. Un modo diverso di vedere la Sicilia

Allora penso che, almeno, quello con la palla di vetro ha provato ad azzardare qualcosa di più (anche se trito e ritrito) e passo oltre. Come dice il grande McCurry: chi sono io per giudicare?

Il confine tra mare e cielo è sottile ed appena percettibile. La foschia autunnale pone un grigio velo sui colori sfavillanti di poche settimane prima.

Il confine tra mare e cielo è sottile ed appena percettibile. La foschia autunnale pone un grigio velo sui colori sfavillanti di poche settimane prima

É il giorno della memoria (27 gennaio N.d.A.) e decido di condividere un post (chissà da dove arriva…) che mi piace molto. Mi piace ciò che c’è scritto ma mi piace ancora di più l’immagine che lo accompagna.

É un vagone merci: quelli che vengono usati per trasportare il materiale o il bestiame. É abbandonato su un binario. Le porte chiuse. Le aperture per la ventilazione sbarrate. La luce è quella del tramonto. Il fotografo ha il sole alle spalle quindi la sua ombra viene proiettata sul lato del vagone. É solo un’ombra; una soltanto a rappresentare le centinaia o migliaia di ombre che hanno visto in quel vagone una speranza, e invece vi hanno trovato la morte.

Chissà se lo sconosciuto fotografo è cosciente di ciò che ha fatto… Non credo proprio. Non ha neppure messo i dati di scatto!

Scatto effettuato alle 19:37. Temperatura esterna 16°C in lieve calo. Umidità 89,54%. Fotocamera con sensore FF (e che ca**o!) prodotta nel nord del Giappone. Peso 457 gr. Obiettivo a focale fissa (lo zoom è roba da plebeo, fattene una ragione!) con lenti in cristallo di Boemia soffiate artigianalmente. Trattamento superficiale al plutonio impoverito. Apertura max F0.5 o un po’ di più.

Non capisco mai se questi appassionati ambiscono a scrivere articoli per qualche rivista tecnica di nicchia o semplicemente cercano una ragione per giustificare la mazzetta di bigliettoni inceneriti per acquistare attrezzatura che non ha neppure la NASA!

O forse questo è veramente ciò che serve per fare una bella fotografia! Chi sono io per giudicare?

Chissà se Leonardo dietro ai suoi schizzi ha scritto: fatto con carboncino di betulla cotta nel braciere di mastro Pollini in Montepluciano. Sfumature create con l’indice sinistro dopo doppia applicazione di crema idratante alla mandorla sicula. ecc.

La folla si muoveva lenta e ordinata sollevando polvere.

La folla si muoveva lenta e ordinata sollevando polvere

Forse stiamo perdendo di vista la meta.

Comunque puoi sempre esternare le tue doti artistiche facendo foto in bianco e nero.

Facci caso, in giro è ZEPPO di fotografie in bianco e nero. Oppure dovrei dire di fotografie in grigio.

Perchè se lo hanno chiamato bianco e nero un motivo ci sarà (io penso). Se pubblichi una foto grigia forse non hai le idee troppo chiare (o forse non hai semplicemente acquistato il giusto preset a $89,99. Cerca meglio!)… anche se tu sei un artista e gli artisti hanno una spiegazione per tutto (che io, non facendo parte dell’èlite, non riesco sempre a capire) e se non c’è una spiegazione c’è sempre la licenza poetica.

Peccato che il bianco e nero sia un campo molto difficile!

Noi non vediamo in bianco e nero ma a colori. Le immagini in bianco e nero non rappresentano quindi la realtà ma un concetto, un’idea, una forma, una sfumatura.

Se con una foto a colori ce la possiamo anche cavare, con una foto in bianco e nero NO.

Maschera tragica tra le rovine di Pompei. La scultura è opera dell'artista Igor Mitoraj

Maschera tragica tra le rovine di Pompei. La scultura è opera dell’artista Igor Mitoraj

Mi auguro dunque di trovare sempre meno scatole vuote e sempre più contenuti (anche senza scatola vanno benissimo!).

Qualcosa che vada oltre il puro esercizio tecnico di un macchina con obiettivo da 5.000 Euro.

Qualcosa che vada oltre la dimostrazione che si padroneggia perfettamente l’arte della post-produzione (oppure che si è acquistato il giusto preset a $89,99 tanto non se ne accorge nessuno…).

Qualcosa che vada oltre lo scontatissimo selfie (McCurry non si permette di giudicare perchè semplicemente non se ne cura neppure).


etichette: filosofia



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