[Z]eta


(manifesto)

Questo progetto nasce dall’esigenza di dare al mio spazio web un tema grafico del tutto personale. Da questo assunto Z si è poi allargato fino a comprendere anche la struttura stessa del sito e, non poteva accadere diversamente, ne ha condizionato infine l’organizzazione e la stesura dei contenuti.

Perchè ho battezzato questo progetto con l’ultima lettera dell’alfabeto?

Logo Z

Volevo innanzitutto un nome semplice e per nulla pomposo.

Non volevo usare acronimi e/o nomi in inglese.

Dal momento che - in un mondo che guarda sempre e solo alle performances e alla corsa per essere IL PRIMO - io faccio il tifo per la lentezza e la contemplazione, questa scelta è arrivata in modo molto naturale.

Il nome di questo progetto globale è, quindi, semplicemente Z: l’ultima lettera dell’alfabeto.

Una delle principali colonne che reggono il nuovo stile e i contenuti di mauriziopaglia.it è costituita proprio da questa singola lettera.

La libertà, innanzitutto

Se avessi scritto ZETA ognuno avrebbe cercato di pronunciarla in modo corretto mentre usando questa unica, spigolosa lettera sei libero di pronunciarla come meglio credi.

La libertà non è il diritto di fare ciò che vuoi, ma è il diritto di poter esprimere pensieri unicamente tuoi.

Questo, purtroppo, cozza tristemente con le regole per la scrittura di un blog attraente e SEO oriented ma a me non interessa necessariamente piacerti per sperare che tu (insieme a tanti altri!) possa tornare su queste pagine.

Io esterno il mio pensiero non, appunto, per piacerti ma perchè credo che potrebbe esserti utile.

Se navighi cercando solo qualcosa che ti piaccia è un conto; ma se navighi cercando qualcosa che ti faccia pensare, che ti stimoli, che ti spinga a metterti in discussione, che ti possa turbare o disgustare… allora sei una persona libera.

Un piccolo segnale di rispetto e di libertà? Sul vecchio blog impostavo tutti i link esterni affinchè si aprissero in una nuova scheda del browser: in questo modo (dicono le regoline del bravo blogger) è più facile che il visitatore rimanga sulle tue pagine.

Ora invece ogni link si apre come una nuova pagina nella medesima finestra. In questo modo sarà più facile navigare e tutto avrà una linea logica molto più facile da seguire.

Vuoi rimanere sul blog? Puoi sempre decidere di aprire il link in una nuova scheda del browser con il tasto destro del tuo mouse.

Vuoi tornare al blog? Hai a disposizione in alto a sinistra un bel pulsante per fare pagina indietro (a ben pensarci forse questo è il pulsante del browser più sottovalutato in assoluto…).

Nemo

Torno sull’argomento dell’essere i PRIMI ad ogni costo.

Enzo Ferrari diceva:

Il secondo arrivato è il primo dei perdenti.

Troppe persone prendono questa cosa alla lettera. O sei il migliore, o non sei nessuno.

Ferrari era un gran provocatore (tutte le persone molto intelligenti usano spesso la provocazione, ma per capirli bisogna andare oltre le singole parole). Per precisare, lui parlava di competizioni mentre la vita non deve necessariamente essere sempre e solo una competizione contro tutto e tutti.

Poi sapeva benissimo che c’erano piloti che si erano laureati campioni del mondo vincendo pochissimo ma facendo della regolarità la loro arma vincente.

Nemo nasce con questa visione.

Se Z è l’ULTIMA lettera dell’alfabeto, allora Nemo (ovvero nessuno) indica gli altri, i diversi, i nascosti, i primi dei perdenti.

Nemo è un macro-progetto trasversale che attinge dagli altri miei progetti per accendere una luce su zone buie.

Non parlo solo di persone (fotografare le persone non è proprio la mia passione) ma anche di luoghi: abbandonati, violentati, sconosciuti. E parlo di pensieri, che non saranno mai le 5 regole per avere successo nella vita o i 7 comportamenti per essere felici ma sono pensieri di tristezza, di fallimenti, di sofferenza, di vita comune.

Pensieri che tutti noi abbiamo, anche se oggi appartenere alla categoria dei tutti sembra significare essere nessuno (di nuovo!).

Accessibilità

Il nuovo tema e la struttura intera del sito web sono stati pensati in maniera minimale così da eliminare tutto quello che non serve.

Il minimalismo mi ha fatto inoltre scegliere di abbandonare WordPress per abbracciare la filosofia delle pagine HTML.

Un sito statico è più semplice da mantenere e da modificare. Non ci sono problemi di privacy. É più sicuro perchè non c’è nessun database e nessuna stringa di codice da violare. É sempre online: anche durante un aggiornamento.

É enormemente più leggero e veloce di un CMS classico!

Se è vero che la banda larga stenta a decollare - soprattutto in certe località - è anche vero che un sito statico si carica velocemente anche con una rete dalle scarse prestazioni.

L’importante è che queste pagine siano accessibili ovunque, da chiunque lo voglia fare.

WYSIWYM

Questa scelta tecnica avvantaggia non solo chi si trova ad utilizzare i contenuti, ma anche chi li deve realizzare.

I grandi produttori di software ci hanno ficcato in testa la filosofia del WYSIWYG (What You See Is What You Get) ovvero Ciò che vedi è ciò che ottieni.

In questo modo la forma viene anteposta al contenuto. Chi scrive si trova a dover decidere che carattere utilizzare, come formattare i vari paragrafi, gestire le immagini, ecc.

Con Z ho deciso di voltare le spalle a questa filosofia abbracciando - al contrario - quella del WYSIWYM (What You See Is What You Mean) ovvero Ciò che vedi è ciò che intendi dire.

Finalmente il contenuto riprende il posto che merita. Senza nessuna interfaccia farcita di pulsanti posso ora concentrarmi su ciò che voglio scrivere.

Z penserà a tutto il resto!

Un pianeta più verde

Mi piace molto fotografare la natura e riesco ancora a stupirmi davanti agli eventi naturali.

Con l’obiettivo di eliminare la carta e lo slancio verso altre nobilissime iniziative verdi ci siamo rivolti pesantemente verso l’informatizzazione senza pensare che le grosse webfarm consumano e inquinano.

Un CMS classico richiede delle prestazioni minime (a livello hardware) di un certo livello.

Il Cloud ha sostituito le vecchie discariche puzzolenti a cielo aperto. Letteralmente buttiamo in rete enormi quantità di materiale che non guarderemo e non utilizzeremo mai più.

Sono montagne di spazzatura che non puzza e, soprattutto, non si vede.

Un sito statico ha bisogno di risorse hardware veramente esigue e larghezza di banda quasi inesistente. Voglio pensare che, in questo modo, io abbia anche contribuito a far sì che si sia consumato di meno.

campagna fiorita